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GIUSEPPE RUSSO L'Idillio impossibile per il "Ludwig" di Luchino Visconti

Pagg. 176 con esempi musicali, Prefazione di Gian Luigi Rondi, Sideral Edizioni 2006 - Prezzo Euro 16

 

Tra le manifestazioni che ricordano il centenario della nascita di Visconti va senz'altro segnalata la presentazione alla Libreria del Cinema di questo stimolante lavoro di Russo. Dopo le parole introduttive di Nicoletta Mannino,firmataria dell'edizione, interessante è stato Tullio Kezich nel trattare in generale l'argomento di questo film,raffrontando le opinioni di allora con i giudizi di oggi . Va rammentata poi l'attenta evocazione di Silvia D'Amico Bendicò in merito alle vicissitudini che hanno portato alla ricostruzione postuma della versione integrale di "Ludwig",disponibile ora anche in Dvd.

L'indagine di Russo prende l'avvio da lontano, soffermandosi inizialmente sui rapporti che Visconti fin dalla prima giovinezza ha intrattenuto con la musica, e la Scala in particolare. Per precisare che nel suo cinemas "la musica funziona sempre come complemento semantico e strutturale", verosimilmente come conseguenza del giovanile studio del violoncello e dell'armonia. Dopo aver notato che nel retaggio cinematografico di Luchino Visconti tutti i parametri musicali si collocano sulla medesima lunghezza d'onda del linguaggio filmico, il giovane studioso siciliano provvede a tracciare un percorso essenziale,seppur sommario, della presenza del melodramma romantico e poi della musica classica nell'intera traiettoria della filmografia viscontiana sino all'approdo a Mahler (per "Morte a Venezia") e a Wagner (per "Ludwig").

Nel seguire le varie fasi della realizzazione di "Ludwig",del montaggio ecc. e poi dell'uscita della versione abbreviata imposta dalla distribuzione (1973) e poi della ricostruzione (1978-80), Russo dà conto nel secondo capitolo d'aver consultato un'infinità di materiale pubblicistico,di interviste e notizie ecc. di collaboratori di Visconti, per affermare che "Ludwig" rimane "un film aperto, incompiuto nella sua compiutezza".

Su un doppio binario, nel capitolo terzo, procede l'indagine di Russo in merito alla personalità del protagonista: da un lato secondo la realtà storica, dall'altro lato secondo il progetto di Visconti , esperito con intenti "proustiani" nello scandaglio psicologico e specialmente delle ragioni intime del "privato" del monarca bavarese. Concludendo che sulla storia prevale il mito.
Più discorsivo ed esauriente è il quarto capitolo in quanto nel ricordare gli echi autobiografici, le suggestioni letterarie, le impressioni figurative viscontiane, Russo adotta di nuovo e felicemente un criterio d'osservazione meno analitico e dettagliato nei confronti del film e dei suoi livelli artistici ed espressivi.

Al cuore del lavoro dello studioso siciliano è il quinto capitolo ove in primo piano sono le musiche di "Ludwig" e la incidenza nel contesto espositivo di incisi tratti da "Lohengrin", da "Tannhaeuser", da "Tristan und Isolde" ma anche delle "Kinderszenen" di Schumann, di Cinque pezzi per pianoforte di Mannino, di un aforistico inedito wagneriano e d'una riduzione pianistica dalla "Périchole" di Offenbach.

Nevralgica è la conclusione di Russo in merito all' "idillio impossibile", al punto da diventare il titolo stesso del volume. Perché impossibile, riguardo alla realtà storica degli avvenimenti o all'idea di Visconti ? Nella sua trattazione sembra che Russo lasci qualcosa in sospeso: deliberatamente ? Ne abbiamo chiesta la ragione all'autore e Russo ha precisato l'effettivo valore della sua conclusione: "Ho sempre cercato di pormi davanti al film secondo una prospettiva aperta, tendente a suggerire, ad insinuare, piuttosto che a tracciare un percorso chiuso,univoco. Così, muovendomi all'interno delle musiche che pervadono il film, ho creduto di poter di volta in volta scovare temi, percorsi, suggestioni, tracce insomma di quello "scintillìo di senso" che è stato individuato come cifra stilistica del cinema viscontiano. Riguardo all' "impossibile idillio", il brano musicale a cui mi riferisco (il "Siegfried-Idyll") non solo secondo me dà la misura stilistica del film, ma lascia intravedere un tema viscontiano: quello della famiglia, al tempo stesso rifiutata e ricercata, da Ludwig ma ancor più forse da Visconti. Se per Ludwig è impossibile conciliare la vita reale con le sue aspirazioni, di volta in volta frustrate, mi è sembrato opportuno farne, di questo "impossibile idillio", una categoria interpretativa. Secondo quella prospettiva aperta cui accennavo. Ho voluto che qualcosa rimanesse come sospeso nelle pagine finali del libro, se non altro per evitare conclusioni (ad esempio certi accostamenti biografici tra Ludwig e Visconti) che sarebbero state ben lontane dall'impostazione di fondo del mio lavoro".

Non meno importanti nella positiva valutazione globale di questo libro sono le Appendici: 1) L'ordine delle scene secondo il montaggio definitivo con le osservazioni connesse; 2) Le scene tagliate o rimaste fuori dall'ultima edizione del film; 3) Le scene inedite; 4) Il Découpage predisposto da Michèle Lagny (1990) con le interpretazioni di Russo. In definitiva, questo è un volume assai importante e accurato: indispensabile.

 

Luigi Bellingardi

 

Franco Mannino Musica per film Ricordi ed esperienze
Gli specchi della Memori aMarsili Editore, Venezia 2002 € 11,50

I ricordi dal set di uno dei più famosi artisti italiani, compositore e direttore delle colonne sonore dei grandi registi. "Penso che la bella musica possa stare dappertutto, senza patirne. E che, nella maggior parte dei casi, un film perderebbe almeno la metà del suo impatto, senza una colonna sonora": può succedere che molti momenti importanti della nostra vita siano legati a un motivo, a una melodia, e che la nostra mente, nel riviverli, a certe immagini associ dei suoni, un accompagnamento, una colonna sonora. In fondo, un film è una sequenza di momenti importanti, inseparabili, per lo più, dalla musica che li sottolinea. I due elementi, visivo e sonoro, si adattano l'un all'altro in modo del tutto naturale. Franco Mannino ha composto musiche per film per oltre cinquant'anni e, anche grazie ai registi che ha incontrato, l'ha fatto con grande passione. Questo libro ne è la testimonianza.

FRANCO MANNINO è direttore d'orchestra operistico e sinfonico, compositore e scrittore, organizzatore, scopritore di talenti e famoso pianista. Nel corso della sua lunga carriera ha ricoperto mumerose cariche e ricevuto innumerevoli riconoscimenti nazionali e internazionali. Ha diretto concerti e opere in tutti i teatri italiani, dalla Scala al teatri Massimo di Palermo, e ha scritto le musiche di più di cento film, collaborando con registi come John Huston, Léonide Moguy, Luchino Visconti, Mario Soldati e molti altri. Autore di saggi e testi teatrali, ha pubblicato: Geni (1989), Visconti e la musica (1994), Il diritto connesso degli artisti esecutori - Analogie con il diritto di autore (1995), I contrabbassi dipinti (1996), La caccia nella musica (1996), Gli ultimi cento anni del diritto di autore (1997), Quindici famigli sonate (1998), due romanzi: Amuri (1987) e L'Azzurro al di là del Tunnel (1990), e per Marsilio il libro testimonianze L'arca di casa mia (1995).

 

1949-1999 cinquant'anni dell'orchestra sinfonica della radio bavarese
a cura di Renate Ulm con la collaborazione di Doris Sennefelder.
Bärenreiter Editore, Pagg. 330, con numerose illustrazioni e un compact di inediti, Kassell 1999.

Merita la più grande attenzione questo grosso volume di testimonianze di prima mano sulla traiettoria artistica d'un complesso sinfonico-corale da tempo entrato nella storia, come il Symphonieorchester des Bayerischen Rundfunks. Renate Ulm, la principale autrice, non si limita a coordinare i contributi d'un nugolo di preziosi collaboratori ma assume un ruolo protagonistico che va ben al di là degli argomenti da lei specialmente trattati. Un libro-strenna nella sua confezione di lusso? Certamente, lo merita, con l'avvertenza però che il contenuto dell'opera è molto serio sia sul piano dell'informazione sia dell'acribìa musicologica. Le illustrazioni, per esempio, hanno un peculiare risalto documentario, nell'integrare il testo e nel fornire testimonianze visive di avvenimenti musicali storici. L'Orchestra della Radio Bavarese ha spaziato a 360 gradi nella sua produzione musicale, come risulta dalla consultazione delle cronologie e dei programmi di questo mezzo secolo, accostando fin dalle prime stagioni il grande repertorio di tre secoli, dal '700 al '900, all'avanguardia e alle esperienze contemporanee. Chi ha avuto la fortuna d'ascoltare "dal vivo" quest'orchestra, ben sa quanto originario, decisivo, inconfondibile sia il suo "suono", sempre intenso, pastoso e, assieme, lucido e trasparente. Quattro maestri stabili in mezzo secolo di storia, da Jochum a Kubelik a Colin Davis ed ora a Maazel (che ha intenzione di continuare a firmare in presa diretta gli impegni dei prossimi anni). Accanto a loro, che ad ogni stagione hanno condotto parecchie esecuzioni, determinanti appunto a "fissare" il suono dell'orchestra, si sono alternati sul podio i più celebri "maestri ospiti", tra i quali vari compositori come Richard Strauss. Igor Stravinskij, Darius Milhaud e poi Henze, Boulez, Bernstein e, inoltre, direttori come Sawallisch, Böhm, Klemperer, Muti, Haitink, Carlos Kleiber, e poi Solti, Mitropoulos, Ormandy, Keilberth, Knappertsbusch, Rudolf Alberth, Ozawa ecc., tutti contribuendo alla crescita musicale ed artistica del complesso nel volgere del tempo. Alcuni saggi risultano sintomaticamente interessanti: per esempio quello, sempre della Ulm, sulle origini della "quotidiana ora di musica" della Radio Bavarese sin dal 1924 nonché sull'avvio dell'impiego di sezioni staccate dell'organico in sede cameristica o d'intrattenimento. Altri studi allargano l'ambito della trattazione, sempre in rapporto alla "personalità" di quest'orchestra: l'indagine sui luoghi ove si formano gli strumentisti e cominciano a "suonare insieme"; l'incidenza dei ripetuti cicli sinfonici di Beethoven, Brahms, Bruckner ecc.; il rapporto con altre iniziative monacensi come la programmazione avviata da Hartmann di "musica viva"; lo specifico lavoro di concertazione e preparazione delle novità attraverso un gruppo di interviste con Maazel, Haitink, Muti per non parlare delle prime parti, che a loro volta hanno guidato le formazioni cameristiche; oltre, naturalmente, agli elenchi dei programmi, degli strumentisti nelle varie fasi. Completano il volume la rassegna delle tournées internazionali, una scelta della produzione discografica, l'indicazione delle principali novità presentate. Nel compact allegato c'é più d'un'ora di musica con pagine di Bach, Beethoven, Bartòk, Strauss, Mahler, nonché del Tristan und Isolde nel 1981 sotto la guida di Bernstein. Per concludere, un'opera preziosa che non si smetterebbe mai di leggere, consultare, rivedere. E che, per certi aspetti, meriterebbe d'esser diffusa anche nel nostro paese per quanto palpita in queste pagine d'autentico e sconfinato amore per la musica.

 

F. D'Amico: Tutte le cronache musicali "L'Espresso" 1967-89
Voll. 3, Pagg. 2309. Bulzoni Editore, Roma 2000. Lire 300.000

Nei tre volumi pubblicati dall'editore Bulzoni sono raccolte tutte le "Cronache musicali" redatte da Fedele D'Amico sul settimanale "L'Espresso" tra l'autunno 1967, quando era succeduto a Massimo Mila passato a "La Stampa", e l'estate 1989. Complessivamente conta 2191 pagine di testo con 713 articoli. Non vi sono soltanto "cronache" ma anche le risposte ad alcune "Lettere al direttore", alcuni interventi di carattere "non musicale" sul "Caso Moro" o sul "Caso Sciascia", oltre a qualche altra sortita in cui la "vis" polemica di D'Amico puntualmente balza in primo piano nel rintuzzare inesattezze o falsità. Vi sono anche due inediti che "L'Espresso" non pubblicò, forse per uno sciopero, uno su Bussotti e Berio (n° 198 pagg. 662-4, I° tomo), l'altro per la scomparsa di Britten (n° 432 pagg. 432-3, II° tomo). Figurano nella pubblicazione anche quattro tavole rotonde che avevano visto la luce sul periodico romano al di fuori della normale rubrica, ma che sono importanti sia perché gli argomenti trovano riflessi in altri punti della raccolta sia per la particolare evidenza conferita da D'Amico stesso. Trattano le seguenti questioni: la vicenda dell'asserita "incompatibilità" tra Il console di Menotti e Intolleranza di Nono al Maggio Fiorentino (pagg. 669 e seguenti, I° tomo); sugli enti lirici, da abolire o meno (pagg. 1081-90, II° tomo); sulle agenzie degli artisti e sugli organizzatori, allora arrestati (pagg. 1592-96, II° tomo); sul "caso Bontempelli" (pagg. 1678-89, III° tomo). Per chi non aveva familiarità con D'Amico, e si accosta per la prima volta a queste "Cronache", suggerirei di cominciare la lettura da pag. 1496, secondo tomo, sotto il titolo "Il vostro aff.mo critico". Ad un certo punto l'autore precisa: "Non ad esibire una sensibilità speciale il critico è pagato...ma soltanto a fornire notizie, spiegare la natura di ciò che si è ascoltato, la sua collocazione storica, stilistica, ambientale eccetera: grazie ad una competenza professionale che lo spettatore comune normalmente non possiede". Naturalmente la lettura offre una diffusa panoramica di tutto quanto D'Amico ha visto e sentito in più di vent'anni in tutto il mondo. Certe volte è molto stimolante verificare alcuni mutamenti o rettifiche di giudizio, in conseguenza dell'uno o dell'altro allestimento. Una cosa comunque è certa: non si leggono in queste cronache notizie o recensioni "datate". Ascrivibili ad un'epoca passata. Indubbiamente vi sono altri argomenti, oltre alla rassegna degli spettacoli o dei concerti, che stupiscono e restano in mente. Per esempio, l'insistenza con la quale D'Amico lamenta il mancato inserimento della musica tra le materie d'obbligo nella scuola italiana dalle elementari all'università (n° 130, 12 luglio 1970). E come permanga disatteso l'auspicio d'un'organizzazione delle attività musicali su base regionale, nel senso che in ogni regione, in corrispondenza di uno o più conservatori, vi sia un'orchestra stabile (n° 448, 27 marzo 1977). O il desiderio che scompaia il rischio della lottizzazione politica e della corruzione nel nostro paese (n° 387, 14 dicembre 1975 e pag. 1739, in data 1° luglio 1979). E così via. Una lettura stimolante, e non soltanto per gli adulti. Questa è un'opera da far leggere a scuola, agli allievi del conservatorio o dell'università. Anche se con difficoltà, data la mole e il prezzo, queste Cronache musicali di Fedele D'Amico circoleranno nel futuro più o meno prossimo. Quanto all'acquisto, pur non essendo disponibile la vendita rateale, c'è la possibilità di comperare i tre volumi col 30% di sconto rivolgendosi direttamente all'editore: acquisto per corrispondenza, come s'usava una volta per le sottoscrizioni. C'è al riguardo un'apposita cedola, con spedizione gratuita (Bulzoni Editore, Via dei Liburni 14, 00185 Roma - Fax 06-4450355 o Tel. 06-4455207 - per richiedere la cedola con lo sconto del 30%).