Armonia, ritmo,
melodia, consonanza. Spazzate via nel giro di un’ora e
poco più di vorticose improvvisazioni, un incontro tra
ciclopi.
Fabrizio Bosso alla
tromba e Antonello Salis al pianoforte e fisarmonica: a
pensarli vicini, sullo stesso palco, non ci si
crederebbe,
invece eccoli lì
insieme nella formazione a due, faccia a faccia.
D’altronde la musica è piena di riferimenti e
riflessioni
esposte da musicisti
che hanno mescolato le carte, hanno dimostrato che non
esistono classificazioni e barriere.
Salis esegue,
improvvisa, fa dell’estemporaneità una poesia, e
Fabrizio con la sua tromba ha uno sguardo rispettoso del
passato
che non è mai
nostalgico e una visione febbricitante della modernità
che desta entusiasmo.
L’immaginazione,
l’estro, l’idea di quotidianità come confortante
banalità: il duo stupisce per estro,
interplay,
capacità di affrontare
materiali ora più vicini al jazz, ora alla musica
contemporanea, alle canzoni.
Un’improvvisazione
obliqua e viscerale, concepita da due grandi musicisti.